L’ippocastano sia in tintura che in ecoprint può essere considerato veramente super.
In tintura infatti si ricava un bellissimo colore dal decotto dei suoi ricci, in ecoprint si stampa in modo veramente apprezzabile, con le sue foglie.
CONOSCIAMO PIU’ DA VICINO L’IPPOCASTANO
Appartiene alla famiglia delle Hippocastanaceae/Sapindaceae , è originario dell’Asia ed è stato portato a noi solo nel 1500.
II nome latino del genere “Aesculus” deriva dal nome di una quercia sacra a Giove.
Il suo nome scientifico è Aesculus hippocastanum, mentre il suo nome comune è ippocastano, castagno d’India, castagna amara, castagna cavallina.
I suoi semi sono spesso chiamati anche, “Castagne pazze” per distinguerli dalle castagne commestibili.
Dal vero castagno inoltre, si distingue per la forma delle foglie: il castagno infatti le ha semplici, inserite alternate sul ramo, l’ippocastano le ha composte.
La sua bella foglia, in effetti, è palmata ed ha da cinque a sette foglioline lunghe dentate. Quella centrale, è più lunga delle altre. Sorgono tutte dallo stesso punto, sul lungo picciolo che le unisce al ramo.
Anche i suoi frutti sono diversi, infatti mentre i ricci del castagno sono ricoperti da aculei sottili molto fitti, i frutti dell’ippocastano presentano aculei radi e tozzi.
Le foglie dell’ippocastano purtroppo, sono caduche e in autunno cadono abbastanza presto. E’ infatti un albero non molto vigoroso. Già ora infatti, la sua bella chioma ha maculature fogliari abbastanza estese, dovute molto spesso a un fungo o a malattie parassitarie che ne insidiano la salute.
È pianta mellifera e i suoi fiori sono visitati dalle api che ne raccolgono il polline e il nettare, dalla concentrazione zuccherina molto elevata.
USI DELL’ IPPOCASTANO
Con gli estratti di ippocastano si preparano creme e lozioni.
Le sue proprietà, sono perfette infatti per preparare rimedi naturali atti a contrastare l’insufficienza venosa cronica, con particolare riferimento agli arti inferiori.
Inoltre l’ippocastano annovera proprietà antinfiammatorie e favorisce la riparazione cellulare.
CURIOSITA’
Senza rinunciare al fascino delle tradizioni popolari, si dice che per l’alto contenuto di saponine un tempo, se ne produceva un ottimo sapone per sgrassare i panni.
Inoltre nel folklore italiano si crede che per combattere il raffreddore bisogna conservare in tasca due semi ( castagne ) di ippocastano.
Sembra anche che le castagne d’India abbiano efficacia negli armadi come antitarme.
Un tempo i suoi frutti, venivano macinati per farne un alimento per ovini e suini, oggi invece, anche se molto amari, vengono mangiati dai cervi.
Il nome italiano significa “Castagno dei cavalli”, perché i suoi frutti erano considerati medicamentosi per la tosse dei cavalli.
Nella simbologia l’ippocastano rappresenta comunque l’amore eterno e duraturo: la fierezza nel portamento e l’ampiezza della sua chioma sembrano offrire, infatti, conforto e riparo.
Giovanni Pascoli, nella sua poesia “a mia Madre” lo cita… Vidi una massa buia
di là del biancospino: vi ravvisai la thuia, l’ippocastano, il pino…
L’IPPOCASTANO IN TINTURA E IN ECOPRINT
Come dicevo all’inizio, l’ippocastano in tintura e in ecoprint è davvero super.
Si ottengono stampe veramente belle, ben definite, anche solo utilizzando una coperta vettore di ferro.
La foglia può essere utilizzata tutta intera con il suo picciolo e le sue numerose foglioline, o queste, possono essere suddivise e utilizzate singolarmente.
Certo è che la stampa in ecoprint risulta sempre ben impressa, con tutte le sue venature, in quanto le foglie sono molto ricche di tannini.
Con i suoi ricci invece otteniamo una bellissima tintura che va dal rosato all’aranciato.
In base alle diverse mordenzature infatti, il colore sarà più o meno vivo.
I ricci dell’ippocastano si trovano in genere nei parchi urbani e nei contesti cittadini, perché l’ippocastano è considerato un albero ornamentale.
E’ formato da una sorta di “capsula” di color verde ricoperta, a differenza del castagno, da piccoli aculei corti, distanziati e non pungenti.
Messi in decotto in acqua, essendo anch’essi, molto ricchi di tannino, rilasciano un bellissimo colore sul nostro tessuto.
Raccogliamo quindi ora, le sue ultime foglie e i suoi ultimi frutti, per fissare sui nostri tessuti i suoi magici colori.
Bellissimo post pieno di informazioni preziosi. Grazie per la tua generosità 💝💝
Grazie a voi di seguire costantemente la mia rubrica.
Ho sempre usato la foglia per l’ ecoprint e mi ha sempre lasciato una bellissima impronta. Fin ad ora non ho mai avuto modo di cuocere e tingere, ma da ora in poi inizierò a farlo e questo grazie al tuo articolo. Questo è l’esempio che grazie ai tuoi articoli domenicali scopro sempre nuove cose e sono felice di provare.
Come sempre grazie e buona domenica.
Francesca
Prova e vedrai che bel colore
Grazie Carla anche oggi con le tue preziose lezioni.Abbraccio
Ciao Nelida, cerco sempre nuove informazioni da darvi, non facile, ma mi fa molto piacere essere seguita. Grazie a te quindi
Ma che bella tintura!
La voglio provare 😀
Si, bella bella, più lasci il tessuto dentro, più si tinge
Buongiorno..il colore dai ricci si estrae solo con il decotto oppure di può usare anche la tecnica dei vasi solari??
Ciao Marina, si si anche con i vasi solari. Sono molto ricchi di tannino, quindi si estrae bene anche con il sole.
Molto interessante! Per la tintura si utilizza quindi solo il riccio o anche il frutto vero e proprio? Il frutto si può usare per una fase di premordenzatura?
Ciao Eleonora, si il decotto è ottenuto solo con i ricci.
Il frutto ha un po’ di tannino, ma io non lo utilizzo allo scopo, perché ci sono altri materiali, come le galle di quercia, molto più ricche.
Grazie per le informazioni! Sono effettivamente alla ricerca di tannini per la premordenzatura, speravo ce ne fossero a sufficienza vista la falicità nel trovare queste castagne…non so se posso riuscire a trovare in quantità anche le galle di quercia, mi piacerebbe il più possibile cercare in natura senza dover acquistare nulla o quasi…il gusto lo trovo proprio in questo 🙂
Sai anche dove puoi trovare molto tannino? Nei gusci delle noci. Conservale quindi.
Leggi in caso anche questo altro mio articolo https://www.leideedicarla.it/2022/01/30/non-gettare-i-gusci-delle-noci/
E questa è un’ottima cosa! 😀
Grazie mille delle dritte!
Sto leggendo l’articolo, vedo quindi che anche le foglie dei rovi di more si possono usare allo stesso scopo?? Ottimo, non lo sapevo!
Si si è così, se leggi i miei vari articoli, scoprirai tante cose utili da sapere
Li leggerò sicuramente! Sono completamente principiante, mi sto approcciando ora alla materia e sono come una spugna! 🙂
Le faccio solo un’ultima domanda…i 100 gr riportati per le foglie di rovo, sono riferiti a foglie fresche o secche? Se sono fresche immagino che secche bastino 50 gr..
Grazie ancora delle dritte!
Si è così, però in realtà più ne metti, più tannino avrai.
Io vado sempre un po’ ad occhio. Le foglie fresche contengono più acqua, quindi peso maggiore. Le secche sono più concentrate quindi peso minore, ma come ti dicevo, vai ad occhio e non sbagli
Certo, come in tutte le cose si inizia seguendo delle indicazioni di massima e poi con l’esperienza si inizia ad aggiustare il tiro e ad andare ad occhio…grazie ancora, non resta che provare! 🙂
Si è così, se poi vuoi fare un corso online, non hai che da chiedere