In questa seconda parte dell’articolo sulla tintura con scarti alimentari, vi darò prima piccoli cenni, sull’ antica arte di ottenere colori naturali.
C’è da dire che nei tempi antichi, molti popoli, avevano una stretta connessione con la natura e un profondo rispetto per ogni elemento che essa offriva.
In un mondo in cui nulla veniva sprecato, gli scarti alimentari rappresentavano una risorsa preziosa, utilizzata con maestria per una varietà di scopi.
Uno di questi era appunto, la tintura dei tessuti.
Ogni cultura antica, dalle civiltà mesopotamiche ai popoli dell’antica Cina, dall’Impero Romano agli Egizi, utilizzava infatti, gli scarti alimentari per ottenere pigmenti naturali per tingere tessuti.
Le bucce di cipolla, le radici di piante, i frutti, le bacche e persino i residui di vino erano solo alcune delle materie prime impiegate per creare una gamma stupefacente di colori.
FERMENTAZIONE : IL SEGRETO DELLA TINTURA ANTICA
Uno dei metodi più intriganti utilizzati dalle culture antiche per ottenere pigmenti per la tintura era la fermentazione. Questo processo coinvolgeva la decomposizione controllata di materiale organico, spesso con l’ausilio di batteri e lieviti naturali, per produrre sostanze coloranti.
Ad esempio, i Romani appunto, utilizzavano la fermentazione per ottenere il famoso colore porpora, prelibatezza riservata all’élite.
Le conchiglie di un particolare tipo di mollusco venivano messe in una miscela di acqua e urina, che, attraverso un processo di fermentazione, produceva il pigmento desiderato.
Questo metodo, sebbene poco attraente per gli standard moderni, rappresentava un’importante innovazione tecnologica per l’epoca.
TINTURA CON SCARTI ALIMENTARI E LE SUE LEGGENDE SUL VIOLA
Nel mondo antico, il viola era un colore di grande prestigio e potere, legato a divinità e sovrani.
La leggenda vuole che il primo colorante viola sia stato scoperto casualmente da Ercole, o più precisamente, da un suo cane che morse una lumaca di mare, tingendosi la bocca di viola.
Questo evento portò alla creazione del famoso “viola di Tiro”, un colorante costoso e ricercato, prodotto dai gusci di alcuni molluschi.
Tuttavia, oltre ai metodi più esotici, venivano impiegati anche materiali più umili, come le vinacce, residuo della pressatura dell’uva, per ottenere sfumature di rosa, grigio e viola.
INNOVAZIONI
Oltre all’utilizzo diretto degli scarti alimentari, ci sono oggi progetti, che mirano a creare tessuti biodegradabili utilizzando microrganismi presenti nei rifiuti organici.
Questi tessuti possono essere compostati alla fine della loro vita utile, contribuendo a ridurre ulteriormente l’impatto ambientale dell’industria tessile.
Personalmente trovo questa innovazione, veramente incredibile ma soprattutto utile e secondo me, non dovrebbe essere assolutamente sottovalutata.
TINTURA CON SCARTI ALIMENTARI
Avocado per Tonalità di Rosa
Sappiamo bene ormai, che le bucce e il nocciolo dell’avocado, spesso scartati, sono ricchi di tannini e possono donare alle stoffe una tonalità delicata di rosa.
Ricordate però di pulire bene sia la buccia che il nocciolo, che poi verrà tagliato in piccoli pezzi per estrarre al meglio.

Ma anche con il suo nocciolo possiamo creare facilmente, fantastici bottoni.
Ho tagliato quindi una parte del nocciolo, precisamente la parte più interna dello spessore adatto ad un bottone e prima di farlo seccare, semplicemente con uno stuzzicadenti, ho praticato 2 fori per poterlo poi cucire.
L’idea mi è venuta perché avevo necessità di un bel bottone, che non fosse comune e che fosse in linea con le mie creazioni.
Qui sotto potete vedere l’effetto, mentre sta ancora seccando.
TINTURA CON SCARTI ALIMENTARI: Tè per una Tintura Naturale
La tintura dei tessuti con il tè, rappresenta secondo me, un vero ponte tra passato e presente.
Infatti ricordo la mia cara Nonna che tingeva e trasformava i suoi tessuti di lino in colori ancor più belli, con sfumature che andavano dal beige al marrone.
Infatti a seconda del tipo di tè utilizzato – nero, verde, o anche il tè oolong, quello definito tè blu , ( per chi non lo conoscesse, è quello ottenuto da foglie sottoposte a parziale ossidazione) è possibile ottenere una vasta gamma di tonalità naturali, molto delicate.
Caffè per Tinte Terrose
Il caffè, oltre a essere una bevanda amata in tutto il mondo, può essere utilizzato per creare sfumature calde e terrose sui tessuti.
Per iniziare, prepara una soluzione concentrata di caffè, facendo bollire i fondi di caffè in acqua per circa un’ora.
Una volta raffreddata, immergi il tessuto nella soluzione e lascialo in ammollo per diverse ore o anche durante la notte, a seconda dell’intensità del colore desiderato.
Più tempo lasciamo i nostri tessuti in infusione, più otteniamo una tinta intensa.
Poiché da asciutto però, il colore modifica, ossia sarà molto più chiaro, io poi sovratingo con altri colori per ottenere tonalità diverse.
Gusci di noce e bucce di banana per il tannino
Anche le bucce delle noci e delle banane, possono essere trasformate in potenti agenti coloranti per tessuti.
In realtà però, sono più da considerarsi mordenti , perché in decotto si estrae una buona quantità di tannino da entrambi gli scarti.
Puoi leggere le loro capacità e i loro usi qui e qui nei miei articoli precedenti.
Il melograno per tinture dorate
Il melograno, o meglio la sua buccia è meravigliosa in tintura.
L’estrazione avviene sempre allo stesso modo, ricorda però di tagliare le bucce del melograno in piccoli pezzi.
Più piccole saranno le bucce, maggiore sarà l’area di superficie a contatto con l’acqua, consentendo così una migliore estrazione dei composti.

Fagioli neri per tinte pastello
I fagioli neri non sono solo un’ottima fonte di proteine, ma possono anche essere utilizzati per creare delle tinture pastello sui tessuti. Mettete in ammollo i fagioli in acqua per circa 48ore, poi scolateli e a freddo o in vaso solare, mettete il tessuto a tingere.
Anch’essi non proprio stabili come colori, quindi, finché il colore è bello e interessante, lo indosso, altrimenti poi, sovratingo.
Come mio solito, provo i viraggi e questi nella foto sotto sono i risultati
Curcuma
Della curcuma, si può usare o il rizoma tuberoso, o la curcuma in polvere, disponibile nei reparti delle spezie dei supermercati.
Dopo aver fatto l’estrazione, come tutti i decotti, va filtrato e scaldato nuovamente. A caldo unisco sempre un limone spremuto, questo renderà il colore ancora più giallo.
Sappiamo tutti però che anche il colore della curcuma è poco stabile, quindi sempre, quando lo uso, immergo il tessuto in una soluzione di acqua e solfato ferroso.
A questo punto, il colore diventerà stabile e uscirà fuori un bellissimo color kaki.
Ora a voi, provare tutte le cose che vi ho suggerito e se una tintura non vi convince, usatela come base per un’altra tintura più stabile.
Avrete così ampliato sicuramente, la vostra palette dei colori naturali.
Buona domenica Carla! Oggi veramente ho letto cose preziose! Sono anche andata a rivedere i semi di annatto di cui avevi spiegato bene un precedenza. Mi sa che sono questi quelli che sto cercando….(Ne abbiamo parlato durante il corso).
I bottoni poi con l’avocado!!! Ma quanta fantasia hai! Brava brava brava!
E…..grazie!
Buona domenica Carla! Oggi veramente ho letto cose preziose! Sono anche andata a rivedere i semi di annatto di cui avevi spiegato bene un precedenza. Mi sa che sono questi quelli che sto cercando….(Ne abbiamo parlato durante il corso).
I bottoni poi con l’avocado!!! Ma quanta fantasia hai! Brava brava brava!
E…..grazie!
PS comunque a riguardo della pipì…..
Io e la mia famiglia ci curiamo con l’omeopatia. La mia omeopata consiglia di usare la propria pipì per curare l’herpes e la congiuntivite. Io ho avuto buoni risultati.
Grazie Lucia, mi fa piacere sempre a me, invece, leggere i tuoi commenti.
Interessante l’omeopatia!