Storia di una tintura
Sappiamo bene che tingere un tessuto con metodi naturali, può essere un’esperienza affascinante e ricca di soddisfazioni, ma a volte la fretta può portare a qualche imprevisto.
Come ogni processo creativo, anche la tintura può riservare delle sorprese, a volte anche sgradevoli, come l’apparizione di macchie e puntini indesiderati.
La tintura naturale invece, richiede attenzione, pazienza e soprattutto il rispetto del tempo necessario affinché il colore si fissi in modo uniforme e senza macchie.

Tuttavia, anche quando qualcosa va storto, come nel mio caso recente, c’è sempre un lato positivo e una lezione preziosa da imparare.
UN PROGETTO DI TINTURA E UNA CORSA CONTRO IL TEMPO

Il ciliegio selvatico
IL CILIEGIO SELVATICO: UN GIOIELLO DEI BOSCHI
Il ciliegio selvatico, con il suo nome scientifico Prunus avium, è un albero maestoso che soprattutto in primavera, ci incanta con la sua fioritura bianca e profumata.
Ma poi è in autunno che questo albero ci regala uno spettacolo di colori davvero unico, grazie alle sue foglie.
L’ ho trovato quest’estate nella mia montagna e chiaramente, ho subito raccolto un po’ delle sue foglie per provarlo in ecoprint e in tintura.

PROVENIENZA E CARATTERISTICHE
Si tratta di una pianta nativa dell’Europa, dell’Asia occidentale e del Nord Africa, ampiamente diffusa sia allo stato spontaneo nei boschi, sia come pianta coltivata nei frutteti.
Questo albero, che può raggiungere i 30 metri d’altezza, rappresenta una delle specie arboree più apprezzate per il legno, i frutti e la sua fioritura primaverile.
Una delle caratteristiche distintive della pianta è la sua corteccia, liscia e grigia da giovane, che si fessura man mano che l’albero invecchia.
I fiori, che sbocciano in primavera prima della comparsa delle foglie, sono bianchi e formano piccoli grappoli. Questi fiori, oltre ad essere molto decorativi, sono fondamentali per l’impollinazione, e attraggono una vasta gamma di insetti, in particolare api e farfalle.
Da questi fiori nascono i frutti: le ben note ciliegie.
Quelle del ciliegio selvatico sono piccole, di un rosso intenso quasi nero a maturazione, e dal sapore dolce-acidulo.
LE FOGLIE DEL CILIEGIO SELVATICO
Le foglie del ciliegio selvatico sono caduche, ovali e con un margine seghettato e una punta acuminata.
Durante la bella stagione, presentano un intenso colore verde, che contrasta piacevolmente con la corteccia scura del tronco.
La superficie della foglia è di un verde intenso nella stagione vegetativa, che tende a virare verso tonalità rossastre o gialle in autunno, donando un tocco di colore ai paesaggi boschivi.
Ma è proprio in autunno che le foglie del ciliegio ci riservano una sorpresa. Con l’arrivo delle prime fredde giornate, la clorofilla, il pigmento verde che permette alle piante di effettuare la fotosintesi, inizia a degradarsi. Questo processo, unito ad altri fattori ambientali, fa sì che vengano alla luce altri pigmenti, nascosti all’interno della foglia: i carotenoidi e le antocianine.
I Carotenoidi: Sono i pigmenti responsabili delle tonalità gialle e arancioni che ammiriamo in molte foglie autunnali.
Nel ciliegio selvatico, i carotenoidi contribuiscono a creare sfumature calde e vivaci.
Le Antocianine: Questi pigmenti sono responsabili delle tonalità rosse e viola.
La produzione di antocianine è influenzata da diversi fattori, come la temperatura, la luce e la disponibilità di zuccheri.
Nel ciliegio selvatico, le antocianine conferiscono alle foglie un colore rosso intenso, che va dal porpora al bordeaux.
PERCHE’ LE FOGLIE CAMBIANO COLORE?
Il cambio di colore delle foglie in autunno è un meccanismo di adattamento della pianta.
Infatti con la diminuzione delle ore di luce e l’abbassamento delle temperature, la pianta si prepara al periodo di riposo vegetativo.
Le foglie, non più in grado di svolgere la fotosintesi in modo efficiente, vengono “sacrificate”.
Prima di cadere, la pianta riassorbe alcune sostanze nutritive contenute nelle foglie, tra cui la clorofilla.
È in questo modo che vengono alla luce gli altri pigmenti, regalandoci uno spettacolo di colori indimenticabile. Leggi tutto “Il ciliegio selvatico”
Urban foraging
LEGGI E NORMATIVE SULL’ URBAN FORAGING NELLE DIVERSE CITTA’
Il nespolo selvatico
Il nespolo selvatico (Mespilus germanica), noto anche come nespolo comune o nespolo germanico, è una pianta abbastanza antica che differisce notevolmente dal più comune e conosciuto nespolo giapponese (Eriobotrya japonica).
Entrambi appartengono alla famiglia delle Rosaceae, sono alberi da frutto che presentano però caratteristiche distintive, sia nella pianta che nel frutto, ma anche nell’aspetto e negli utilizzi.
Sapete ormai, che mi piace arricchire sempre più, la comprensione della biodiversità tra le varie piante e le tradizioni legate all’agricoltura e alla botanica, quindi ora, approfondiamo un po’ di notizie sul nespolo selvatico.
UN ALBERO ANTICO E ROBUSTO
Questo alberello, vanta origini antiche, risalenti all’Europa centrale e meridionale. Cresce spontaneo nei boschi, ai margini dei campi e lungo i fossi, dimostrando una notevole resistenza al freddo e a condizioni di vita avverse.
Io lo trovo, a portata di mano, nel parco dove vado a fare ginnastica.
Può raggiungere un’altezza di 5 metri, con una chioma espansa che supera spesso l’altezza stessa dell’albero.
CARATTERISTICHE DEL NESPOLO SELVATICO
Le sue foglie sono caduche, non molto grandi, di colore verde brillante.
Sono ovali, seghettate e ricoperte da una leggera peluria sulla pagina inferiore.
In primavera, la pianta si ammanta di una cascata di fiori bianchi, delicatamente profumati, che attirano api e altri insetti impollinatori.
La particolarità di questa pianta risiede nei suoi frutti: piccole drupe di colore marrone, chiamate nespole, che maturano in autunno.
AMMEZZIMENTO
Il frutto del nespolo selvatico è noto per la sua particolare maturazione: è necessario che subisca un processo di “ammezzimento“ per diventare edibile. Questo processo consiste nell’immagazzinare i frutti in luogo fresco ed arieggiato dentro casse, sotto uno strato di paglia di 10-12 cm, in attesa della maturazione, fino a quando diventano morbidi e di sapore dolce.
Questo avviene in genere, dopo circa tre-quattro settimane.