Tintura con le ghiande

Il mese di novembre è l’ideale per poter fare una tintura con le ghiande.
Infatti, raccogliere le ghiande in questo mese, è il momento più giusto, perché in questo periodo dell’anno, le ghiande hanno già completato il loro processo di maturazione, cadendo spontaneamente dagli alberi.
In autunno inoltrato, inoltre, è più facile trovarle integre e libere da insetti.
Quando raccogli le ghiande, infatti, tieni presenti alcuni semplici consigli:
Scegli quelle senza crepe o buchi – è segno che sono sane e fresche.
Evita le ghiande verdi – spesso non sono ancora mature
Raccoglile nei giorni asciutti – la pioggia rende le ghiande umide e più soggette a muffe.

Ghiande nel parco

I VARI TIPI DI GHIANDE

Le ghiande possono sembrare tutte uguali a prima vista, ma in realtà esistono diverse varietà legate ai diversi tipi di querce.
Ecco alcune delle principali specie di ghiande che puoi incontrare nei boschi:
La Quercus robur (Farnia): ha ghiande più tozze, di colore marrone scuro, con un cappuccio (cupula) piuttosto robusto.
Poi c’è la Quercus petraea (Roverella): queste ghiande sono leggermente più piccole e allungate, con un colore marrone chiaro.
Un’altra specie è la Quercus ilex (Leccio): produce ghiande lunghe e sottili, spesso più scure, e l’albero è sempreverde.
Infine, la Quercus cerris (Cerro): caratterizzate da una cupola ricoperta da piccoli filamenti, che le distingue dalle altre varietà.

VARI TIPI DI QUERCE 

Nel mondo esistono oltre 500 specie di quercia, ognuna con le sue ghiande uniche per forma, dimensione e gusto.
Le querce si dividono principalmente in due gruppi: le querce bianche e le querce rosse, che presentano ghiande con caratteristiche diverse.
Le querce bianche (Quercus alba e altre specie) producono ghiande dolci e più facili da lavorare perché contengono meno tannini.
Questo tipo di ghianda è più adatto per il consumo umano e viene utilizzato da secoli come fonte alimentare.
Le querce rosse (Quercus rubra e altre specie) invece, contengono nel frutto, una concentrazione maggiore di tannini.

USI TRADIZIONALI DELLE GHIANDE

Le ghiande, dopo un’adeguata preparazione per ridurre l’amarezza dovuta ai tannini, sono state un alimento di base in diverse culture.
Gli antichi greci e romani utilizzavano le ghiande come fonte di carboidrati e spesso le macinavano per ottenere una farina, che veniva poi impiegata nella preparazione di pane e focacce.
In Nord America, i nativi americani delle tribù delle foreste (come i Miwok e i Pomo) consideravano le ghiande una fonte preziosa di nutrimento, soprattutto durante l’inverno, e svilupparono metodi di lavorazione sofisticati per estrarre i tannini, solitamente attraverso un processo di lisciviazione .
In medicina, le ghiande vennero impiegate come rimedio naturale contro vari disturbi.
Grazie alla loro azione astringente, erano usate per trattare infiammazioni, diarrea e ferite.
Inoltre, la polvere di ghianda era ritenuta un efficace tonico digestivo e veniva prescritta per combattere la stanchezza.

SIMBOLISMO E LEGGENDE

Le querce e le loro ghiande hanno una simbologia ricca e affascinante, associata alla forza, alla resilienza e alla prosperità.
In molte culture, la quercia era considerata un albero sacro: nella mitologia greca era l’albero sacro a Zeus, il dio del cielo e dei fulmini, e si riteneva che le querce fossero dotate di una speciale energia che proteggeva dai pericoli.
Le ghiande, come frutti dell’albero sacro, venivano spesso usate come talismani per attirare la fortuna, proteggere dalle sventure e aumentare la fertilità.
Nella cultura celtica, le querce erano alberi venerati dai druidi e le ghiande erano considerati potenti amuleti in grado di conferire forza e coraggio.
Anche i vichinghi portavano con sé ghiande di quercia come simbolo di buona sorte durante i viaggi.
La credenza che le ghiande fossero portatrici di energia positiva e stabilità ha radici profonde e, ancora oggi, sono simboli di resilienza e crescita.

TINTURA CON LE GHIANDE

Al di là dell’ambito alimentare, uno degli usi più interessanti delle ghiande, per noi, è nella tintura naturale.
I tannini contenuti nelle ghiande, sono infatti, sostanze che legano molto bene con le fibre, permettendo di ottenere tonalità che vanno dal marrone chiaro al grigio, a seconda della varietà e del tempo di immersione.
E’ possibile infatti ottenere, sfumature molto interessanti, che possono variare dal colore sabbia al grigio caldo.

Tintura con ghiande su seta
Tintura con ghiande su seta
È un’ottima tintura per chi è alle prime armi con la tintura naturale, perché molto semplice.
Per creare la tintura infatti, si può usare qualsiasi tipo di ghianda.
Per la mia,  ho usato una combinazione di quattro varietà diverse.
Anche la quantità di ghiande usate è variabile.
Più se ne usano, più scura sarà la tintura. In questo progetto ne ho usate veramente tante, il 300% del peso del tessuto.

 COME PREPARARE LA TINTURA

Vi descrivo, qui, quello che ho fatto io.
Ho messo prima le ghiande in un sacchetto di plastica, coperto da un’asciugamano e poi le ho pestate con un martello per romperle e ridurle in piccoli pezzi.
Vanno poi bollite per circa un’ora, dopodiché vi consiglio di lasciarle macerare in acqua per 24 ore.
Questo processo aiuta a rilasciare i tannini e a ottenere un colore più intenso.
Il giorno dopo, puoi filtrare il tutto, per rimuoverei residui solidi e ottenere un bellissimo bagno di tintura.
Più a lungo il tessuto resta in ammollo, più intenso sarà il colore.

COME PERSONALIZZARE IL COLORE

Aggiungendo altri elementi come ad esempio il ferro, si possono ottenere diverse sfumature.
Con la tintura con le ghiande infatti, si possono ottenere una gamma di colori che vanno dal beige al marrone, dal grigio fino addirittura al nero.
Variando semplicemente la durata del tempo di immersione delle ghiande nel bagno di tintura, o il tempo di permanenza del tessuto nel decotto ottenuto, o combinando il tutto con sali di ferro, il colore subirà dei viraggi e potrà essere personalizzato a proprio gusto.

Viraggi su tintura con ghiande

TINTURA CON LE GHIANDE: UN’ESPERIENZA MULTISENSORIALE

Bollendo e lasciando macerare le ghiande, si sprigiona un profumo caldo, legnoso e leggermente affumicato, che ha molto in comune con l’aroma del legno di quercia.
Questo odore, denso e avvolgente, ricorda l’odore della corteccia, del muschio e delle foglie cadute, combinando note terrose con accenni di tannino.
Non è quindi, solo una fragranza che si percepisce, ma direi, un vero e proprio viaggio sensoriale nei boschi, un invito a rallentare e a sintonizzarsi con i ritmi della natura.

ESPERIENZA OLFATTIVA DURANTE LA TINTURA

Mentre il bagno di tintura si riscalda infatti,  l’aroma si intensifica e riempie la stanza.
Questo profumo è tanto naturale quanto rilassante e il suo effetto calmante, può trasformare la tintura in una sorta di rituale meditativo.
Ogni passaggio, dalla bollitura delle ghiande alla preparazione del tessuto, è accompagnato da questa fragranza, che cambia di intensità e sfumature nel corso delle ore, quasi come se stessimo portando quindi, un pezzo di bosco dentro casa.

UN PROFUMO CHE RESTA NEI TESSUTI

Una delle particolarità della tintura naturale a base di ghiande è che il profumo non scompare del tutto una volta terminato il processo: le fibre trattate, specialmente quelle naturali come la lana o il cotone, mantiene una lieve traccia di quell’aroma di bosco, anche se in modo molto sottile.
Questo odore, che ricorda l’origine naturale della tintura, aggiunge sicuramente, un fascino in più ai nostri tessuti tinti.

La tintura con le ghiande non è quindi solo un’attività creativa, ma un’esperienza che coinvolge tutti i sensi.
Oltre alla soddisfazione di ottenere sfumature uniche e naturali, il profumo che accompagna questo processo rende ogni capo tinto, veramente speciale.

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Palette di colori con le tinture naturali

Creare una Palette di colori coordinati con le tinture naturali

Creare una palette di colori coordinati, utilizzando esclusivamente tinture naturali direi che è un’arte.
Richiede certamente pazienza, sperimentazione e una buona conoscenza delle proprietà tintorie delle piante.
Oggi quindi, voglio darvi alcuni consigli per comprendere appieno il cerchio cromatico naturale.

Inizia con le tonalità di base: gialli, come curcuma, bucce di cipolla, reseda, rabarbaro, mirabolano, fiori di ginestra, rossi come robbia e cartamo, blu come indaco, verdi come ortica, foglie di fico, foglie di betulla, marroni come rovere e noce.
Sperimenta con diverse parti della pianta, radici, corteccia, foglie e fiori e con diversi mordenti per ottenere così, una vasta gamma di sfumature.
Ricorda inoltre, le regole di base della teoria del colore: colori complementari come rosso e verde, blu e arancione, giallo e viola creano contrasto, mentre colori analoghi, quelli vicini nel cerchio cromatico, creano armonia.

Palette di colori coordinati con le tinture naturali

PIANIFICA LA TUA PALETTE DI COLORI CON LE TINTURE NATURALI

Credo sia molto importante, per cominciare, definire uno stile: scegli quindi, uno stile che ti ispira: elegante, sportivo, tradizionale, classico, moderno, romantico, ecc.

Il mio stile con le tinture naturali
Crea poi un moodboard: raccogli cioè immagini di tessuti, nature morte o opere d’arte che ti piacciono e che riflettono sostanzialmente, lo stile desiderato
Seleziona le piante: in base alle tue immagini di riferimento selezionate, scegli le piante che ti permetteranno di ottenere i colori desiderati.
Sperimenta quindi sui tessuti, con i mordenti.
Sappiamo sicuramente che l’allume rende i colori più luminosi ed esalta i gialli e i verdi.
Il ferro invece, scurisce i colori e li rende più caldi, esalta  i grigi e i neri.
Il rame intensifica i colori e li rende più brillanti, esaltando in particolare i verdi.
Considera poi le varie fibre: le diverse fibre, infatti, assorbono i colori in modo diverso.
La lana e la seta, ad esempio, si tingono con i i colori, più intensamente rispetto al cotone e alle altre fibre vegetali.
Il pre-trattamento, come ho detto più volte, con i tannini, può migliorare il fissaggio dei colori su alcune fibre.
Modificando quindi il mordente, si possono ottenere tonalità molto diverse partendo dallo stesso colorante naturale.

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Solidità dei colori naturali

La Solidità dei Colori Naturali: Un viaggio tra storia, pregiudizi e scienza

Quando si parla di tintura naturale, la domanda che più spesso mi pongono,  riguarda la solidità dei colori ottenuti da fonti vegetali o animali.
Molti in realtà credono, che i colori naturali siano intrinsecamente meno duraturi e resistenti rispetto a quelli sintetici.
Questo pregiudizio, molto diffuso, deriva però principalmente, dalla mancanza di conoscenza della storia della tintura naturale e delle tecniche artigianali che la caratterizzano.saperi antichi,

INNUMEREVOLI TESTIMONIANZE STORICHE

È interessante notare, che l’uso delle tinture naturali ha radici antichissime.
Il fatto che questi colori infatti, siano sopravvissuti per millenni, testimonia la resistenza e solidità delle tinture naturali ben eseguite.
Le prime testimonianze dell’uso di coloranti naturali risalgono a migliaia di anni fa.
Infatti alcune delle prime prove archeologiche di fibre tinte, risalgono a più di 4000 anni fa , e in molti casi questi fili conservano ancora oggi, tracce del loro colore originale.
Tessuti tinti di rosso, fibre di lino o lana tinti con robbia o cocciniglia, sono rinvenuti in diverse parti del mondo.

solidità dei colori rossi
Questo ci dimostra come i nostri antenati fossero in grado di ottenere colori vivaci e duraturi utilizzando esclusivamente risorse naturali.
La tintura naturale non è quindi una pratica recente, ma un sapere antico, che si è tramandato nei secoli, affinandosi e adattandosi alle diverse culture.

LA RICERCA DEI COLORI 

Un elemento fondamentale della tintura naturale è l’attenzione alla materia prima.
Per chi infatti, si avvicina a quest’arte con curiosità, deve saper ricercare i colori nella flora circostante .
Fiori, cortecce, radici, foglie e frutti, possono offrire una gamma sorprendente di sfumature, ma non tutti i colori sono ugualmente resistenti.
Alcune piante producono colori estremamente solidi , capaci di resistere all’usura e alla luce solare, mentre altre forniscono tonalità che sbiadiscono più facilmente.
Quindi alcuni, si rivelano più solidi alla luce, al lavaggio e allo sfregamento, rispetto ad altri.

CRITERI PER VERIFICARE LA SOLIDITA’ DEI COLORI 

La solidità di un colore, nel mondo della tintura, è un parametro fondamentale che indica la sua capacità di resistere nel tempo a vari agenti esterni.
Esistono diversi test per verificare la solidità dei colori naturali, tra cui:
Solidità alla luce: La capacità del colore di resistere all’azione dei raggi ultravioletti è fondamentale, soprattutto per tessuti esposti alla luce solare diretta.
Altrettanto importante è la solidità al lavaggio: La resistenza del colore all’acqua e ai detersivi è un altro fattore importante, soprattutto per indumenti che vengono lavati frequentemente.
Ultimo, ma non ultimo, la solidità allo sfregamento: La capacità del colore di resistere all’attrito, infatti,  è particolarmente rilevante per tessuti che vengono utilizzati quotidianamente.
I risultati di questi test però variano, a seconda della pianta utilizzata, del mordente impiegato e della tecnica di tintura.

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Il profumo delle erbe

Nell’universo delle piante e delle erbe culinarie, il profumo delle erbe stesse, è spesso il primo segnale che percepiamo della loro potenza.
Ma oltre a deliziare il nostro olfatto, questo profumo potrebbe nascondere un’indicazione affascinante per noi: la capacità di tingere i tessuti.
Hai mai notato o provato infatti, come alcune erbe, sfregate tra le dita, rilasciano un profumo intenso e inebriante? Quel delizioso aroma, potrebbe nascondere un grande segreto: la capacità di tingere tessuti con colori naturali.
Del resto, il mondo della tintura naturale ha radici profonde, e molte erbe utilizzate comunemente in cucina, contengono alcuni composti che le rendono ottimi coloranti.

Il profumo delle erbe tintorie

II LEGAME TRA PROFUMO E POTENZIALE COLORANTE 

Il profumo delle piante è dovuto soprattutto alla presenza di oli essenziali, acidi aromatici e altri composti volatili, che servono a difendere la pianta dai predatori o ad attrarre insetti impollinatori.
Questi stessi composti chimici possono anche essere legati alla capacità della pianta di rilasciare colore.
Le erbe più aromatiche, come il rosmarino, la salvia o la lavanda, contengono potenti oli essenziali che non solo forniscono profumi distintivi, ma possono anche giocare un ruolo importante, nel processo di tintura.

Tintura con rosmarino

TANNINI : I MAGHI DELLA TINTURA NATURALE

Oltre a questi oli, molte erbe contengono tannini, composti polifenolici che si trovano in varie parti della pianta (foglie, radici, corteccia).
I tannini sono fondamentali per il processo di tintura perché funzionano sia come mordenti – aiutano il colore a fissarsi ai tessuti – sia come coloranti naturali, in grado di creare sfumature che variano dal giallo al marrone, a seconda della pianta e del metodo di estrazione.

OGNI ERBA HA UN POTENZIALE COLORANTE ?

Sebbene il profumo possa essere un buon indicatore, non tutte le erbe aromatiche sono necessariamente adatte alla tintura.
Alcuni fattori, come la concentrazione dei pigmenti coloranti e la natura del tessuto da tingere, possono influenzare il risultato finale.
Infatti anche se il profumo delle erbe può indicare la presenza di sostanze utili per la tintura, non tutte sono adatte a questo scopo.
Erbe culinarie come la curcuma e lo zafferano sono esempi lampanti di erbe che vengono utilizzate anche come coloranti per la loro potente resa cromatica, grazie a pigmenti come la curcumina e la crocina, anche se spesso poi, non  producono colori duraturi sui tessuti.
Tuttavia, la presenza di tannini potrebbe permettere comunque l’uso di queste piante come mordenti in combinazione con altre piante coloranti.

SPERIMENTARE SEMPRE

Ormai sapete bene che sperimentare è importantissimo in questa nostra tecnica.
Le prove preliminari quindi,  vanno sempre effettuate su piccoli campioni di tessuto, per valutare il colore ottenuto e la solidità della tintura.
A volte si, l’esperienza aiuta, spesso infatti mi lascio guidare dall’intuito.
Il profumo, il colore delle foglie o la loro consistenza a volte mi suggeriscono un possibile uso.
L’intuizione certo si affina con l’osservazione e con il tempo, l’esperienza, da parte sua, entra in gioco poi, nel sapere dosare e combinare le erbe.
Attraverso la pratica, si impara infatti, che alcune erbe richiedono tempi di infusione più lunghi per rilasciare il loro colore, mentre altre reagiscono meglio in combinazione con sostanze come l’aceto o l’allume.
La conoscenza quindi, si arricchisce con la sperimentazione!

IL SEGRETO NASCOSTO NEL PROFUMO DELLE ERBE

Quali piante ed erbe usare quindi per le nostre tinture?

piante officinali

Senz’altro il rosmarino, (Rosmarinus officinalis)  è tra le più interessanti.
Grazie alla sua composizione, ricca di tannini , questa pianta reagisce molto bene , con materiali come  lana, seta o cotone, permettendo di ottenere colori giallo-verdi molto interessanti.
Oltre a essere utilizzato da solo, il rosmarino può essere combinato però con altre piante o mordenti per ottenere una gamma più ampia di colori.
Ad esempio con l’allume, si ottiene un colore più chiaro e brillante.
Con il ferro, i toni gialli si scuriscono verso un verde più intenso o addirittura marrone.
In combinazione con altre piante tintorie , come la buccia di cipolla o l’eucalipto, può ampliare la gamma di toni raggiungibili, dal dorato all’arancio.
Poi possiamo utilizzare la salvia, che può dare toni grigi e verdi.
La lavanda, anche se più conosciuta per il suo profumo rilassante,  può produrre leggere tonalità verdi.
La camomilla può tingere i tessuti di un giallo delicato se utilizzata nella giusta quantità, insomma molte di loro offrono, non solo sapore in cucina, ma anche la possibilità di tingere.
orto tintorio

Il mio consiglio quindi è di osservare, annusare e toccare le piante del nostro giardino o dell’orto, per chi ha la fortuna di averlo, in quanto può rivelarsi un’esperienza sensoriale unica e molto molto gratificante nel nostro mondo della tintura.

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La versatilità dell’acero

Sicuramente conosciamo tutti la versatilità dell’acero, ad esempio per il famoso sciroppo d’acero, per il suo legno pregiato o per le sue bellissime stampe in ecoprnt.
Ne ho già parlato in qualche vecchio articolo, ma è una pianta così interessante che ne parlerò ancora.
LE MILLE SFUMATURE DELL’ACER0

L’acero è uno degli alberi più affascinanti del mondo vegetale, infatti con la sua chioma rigogliosa e le foglie che cambiano colore con le stagioni, è un albero che da sempre affascina e cattura l’attenzione.
Sappiamo bene che dalla primavera all’autunno, le foglie degli aceri ci regalano un’esplosione di colori che varia dal verde brillante al rosso intenso, passando per tonalità di giallo, arancione e alcune specie, addirittura viola.
Simbolo di forza, resistenza e bellezza, è il protagonista di molti paesaggi montani e autunnali e ci regala spettacoli cromatici di rara intensità.

Foglia di acero

FOGLIE CHE CAMBIANO COLORE: UN INNO ALLA NATURA

La capacità degli aceri di cambiare,  in autunno, il colore delle foglie, è un fenomeno affascinante legato alla produzione di antocianine, pigmenti che aumentano, con la diminuzione della clorofilla e le giornate più corte.
Le tonalità di rosso, giallo e arancione che ne derivano sono un vero inno alla natura che si preparerà poi, al riposo invernale.
Sono ricche anche di tannini ed è proprio per tutto ciò, che noi lo amiamo in stampa ecologica.

UN GENERE RICCO DI SPECIE 

Il genere Acer comprende oltre 200 specie, diffuse in tutto l’emisfero settentrionale, dall’Europa all’Asia e all’America settentrionale.
Tra le più conosciute troviamo l’acero campestre (Acer campestre), presente un po’ dovunque nelle nostre regioni italiane, l’acero platano (Acer platanoides), detto anche acero riccio e l’acero giapponese (Acer palmatum), quest’ultimo famoso per le sue foglie eleganti che assumono tonalità di rosso, arancione e viola in autunno.
Poi, tra i più conosciuti, ci sono gli imponenti aceri americani (Acer saccharum), che possono superare anche i 30 metri.

Foglie: Le foglie dell’acero sono generalmente palmate, con cinque o più lobi distinti.
Questa forma particolare non solo è esteticamente affascinante, ma permette anche una maggiore superficie per la fotosintesi.

Albero dell'acero

Corteccia: La corteccia dell’acero varia a seconda della specie.
Può essere liscia e grigia negli esemplari giovani, mentre negli alberi più vecchi può diventare rugosa e screpolata.

Fiori e Frutti: I fiori dell’acero sono piccoli e poco appariscenti, ma i frutti, chiamati samare, sono facilmente riconoscibili.
Questi frutti alati si disperdono facilmente col vento, facilitando la propagazione dell’albero.

LA VERSATILITA’ DELL’ACERO

La vera forza dell’acero, risiede nella sua versatilità, che lo rende adatto a un’ampia gamma di impieghi.

Lo sciroppo d’acero, un prodotto tipico del Canada, si ricava dalla linfa zuccherina dell’acero zuccherino (Acer saccharum).
Lo sciroppo viene estratto appunto, dalla linfa degli aceri da zucchero durante la primavera, quando le temperature iniziano a salire.
Simbolismo: In Canada, l’acero è un simbolo nazionale e la sua foglia appare sulla bandiera del paese. Questo simbolismo è legato proprio alla produzione di sciroppo d’acero, una delle industrie più tradizionali del Canada.

Alcune specie di aceri sono utilizzate per la produzione di legno pregiato, impiegato in mobilio. Infatti  la sua venatura elegante, lo rende perfetto per elementi decorativi e di design.
E’ impiegato inoltre per la costruzione di strumenti musicali, perché ha un legno acustico eccellente.

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